Al periodo neogenico della zona garganica, tra il tardo Miocene e il primo Pliocene, appartengono le grandi lastre frammentate di pietra di filetto rosso, proveniente da Apricena. Pamela Diamante le inserisce all’interno di strutture tubolari, a riempire verticalmente e totalmente in altezza lo spazio espositivo. Una torre infinita, elogio alla creazione e alla genesi, un elogio alla vita.
Il tracciato di sedimentazione della pietra, risultato di milioni di anni di separazione, come onda sonora: un rumore bianco, somma di tutti i rumori possibili, interpretati dall’artista in collaborazione con il composer Marco Malasomma in una traccia audio che ripercorre le ere geologiche della pietra, del mondo. Suoni subacquei e ovattati, emersi e vitali, le origini, la terra, il mare in dialogo con i flussi sonori dell’ambiente ora, arricchiti e combinati dai suoni emessi dai visitatori. Due tempi lontanissimi si incontrano.
Il tracciato sonoro e il tracciato di sedimentazione dialogano, fogli di pietra visualizzeranno grafici di frequenza-intensità, Hertz e decibel componendo una grammatica minimale. La pietra, la materia, smette di assumere forme nuove ma risuona e ci parla tramite i suoi segni primordiali.