Una performance che è una messa in scena di un dettaglio, spesso trascurato. La visita di Nembrot, re di Babilonia, al cantiere dove schiere di lavoratori erano all’opera per costruire l’immensa torre di Babele in Sennaar – che occupa la quasi totalità del quadro e del paesaggio – nel dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio.
Il nostro Nembrotto, come lo chiama Dante, arriva ai piedi di una nostra torre costiera che sta per essere in qualche modo “continuata” nella sua altezza. La performance non celebra la riuscita ma un momento qualunque della costruzione. Il re alla maniera dei nostri giorni ha ingaggiato una ditta di costruttori per ampliare la torre esistente e aumentarne la capacità di trasmissione. La torre di Babele è diventata una grossa antenna ripetitore, è una torre trasmittente. Dal modellino che gli architetti mostrano al committente la torre ospita fino a tre trasmettitori. Alle loro spalle, la torre costiera continua – ancora – la sua attività centenaria di avvistamento e segnalazione tramite la presenza di figure umane che si fanno voce tramite fumogeni da nautica.